lunedì 4 ottobre 2010

Si deve pur cominciare

Nocchi ed il negozio agli esordi.

... e andiamo!
Scrivere un blog sulla vita in un negozio di abbigliamento? Sì, un'idea strana pazza banale, chiamatela come volete, io la chiamerò: la valvola di sfogo.
Vi assicuro che gestire un negozio di abbigliamento di questi tempi ti manda ai matti.
Signore mie, qui non si parla di franchising preconfezionato o colossi come H&M, ma di una piccola (e deliziosa) boutique nel centro storico di Torino, incastonata (anche se andrebbe meglio dire "incuneata") in una viuzza laterale che all'inizio tutti prendevano "per sbaglio" (che depressione quando me lo confessavano: le mie illusioni si vaporizzavano all'istante!) ed io non potevo permettermi nemmeno un'insegna illuminata, sigh.
Decisi, quindi, di puntare sulla qualità e la peculiarità, invece che sul numero.
Ci sono giorni nella vita di tutti dove ti senti sempre osservato e sotto pressione, dove non ne va una giusta e ti devi arrampicare sugli specchi, dove dai tutta te stessa e pare non bastare mai. Ora, ci sono due opzioni: o ti stressi a bestia (a volte lo faccio) urli e strepiti e metti il muso, oppure la butti sul ridere che, diciamoci la verità, è assai più sano sotto tutti i punti di vista.
Quindi, clienti mie, sappiate che ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale. Vi amo e vi adoro, senza di voi non sarei nulla, quindi grazie di avermi dato l'opportunità di farvi sentire uniche e speciali. Qui ridiamo un po' dei nostri difetti. Qui inventiamo quasi tutto di sana pianta e se per caso doveste proprio riconoscervi in qualche personaggio, spero che lo troviate ironico e divertente. Magari non ci avete trattate proprio con il rispetto dovuto ad un altro essere senziente ed avete fatto capricci e sprecato il nostro tempo, magari noi proprio non abbiamo capito ciò che volevate e vi abbiamo fatte innervosire, magari abbiamo venduto quella collana che amavate tanto; non importa, ma importa invece che ricordiate che noi per tutto quel tempo abbiamo sinceramente cercato di rendervi felici, di farvi sentire a vostro agio e, magari, abbiamo sbagliato in buona fede, come sono sicura sia successo a voi, dico bene?

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